mercoledì 14 settembre 2011

Moon

Tra Solaris e 2001, uno sci-fi anacronistico e di forte impatto visivo, diretto dal figlio di David Bowie, Duncan Jones.


Sam Bell (Sam Rockwell), astronauta in missione triennale sulla luna come supervisore all'estrazione dell'Helium3, fondamentale per produrre energia pulita sulla terra, è quasi alla fine del suo contratto. È solo, se si esclude l'intelligenza artificiale di GERTY, robot di bordo. In seguito a un incidente durante una ricognizione, scoprirà che niente è quello che sembra; neanche lui stesso.


La luna di Moon è quella vecchia, senza vampiri e lupi mannari adolescenti, quella silenziosa distesa di terra grigia. Quella che vediamo splendere nel cielo di una notte senza nuvole. Quella stessa luna che in un futuro fin troppo prevedibile, in cui la terra sta per soccombere a causa dell'inquinamento, si scopre essere fonte di energia pulita. Essere da tre anni sulla luna con la sola compagnia di un robot e con le comunicazioni dirette con la Terra, con una moglie sempre più fredda a ogni videomessaggio e una figlia a malapena vista nascere, bloccate da un guasto, non deve essere facile. È facile, anzi, mostrare qualche segno di squilibrio, allucinazioni e la spiccata tendenza a parlare con le piante; inutile dire che Sam Rockwell ci va a nozze, regalandoci probabilmente la sua interpretazione più intensa. Opera prima del regista Duncan Jones, il figlio primogenito di David Bowie, Moon è una vera sorpresa.




Stupisce la capacità di fare un film dal così forte impatto visivo con un budget limitato, solo 5 milioni di dollari. Sorprendono i colpi di scena, la colonna sonora di Clint Mansell incanta. A prima vista è difficile non pensare a 2001: Odissea nello Spazio di Kubrick; gli elementi in comune sono molti, a partire dal robot di bordo GERTY, cugino gentile e accomodante di HAL ,che nella versione originale ha la voce di Kevin Spacey e che, idea geniale, mostra il suo umore con delle emoticon. Vengono in mente anche Solaris e perfino Blade Runner.
Moon, però, non dà l'impressione di essere una brutta copia di un film già visto, neanche per un secondo; gli manca lo spunto del campione nel finale, ma si sarebbe corso il rischio di banalizzare spiegando troppo. È una piccola perla nella fantascienza di oggi, nascosta fra mostri e alieni. Da non perdere.


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